Samuel Pepys è stato uno stimato funzionario pubblico inglese, vissuto nella seconda metà del XVII secolo. Nel 1659 comincia per diletto un diario, nel quale annota gli avvenimenti delle sue giornate alternando confessioni intime a commenti sugli eventi storici, come la seconda guerra anglo-olandese, la grande peste e l’incendio di Londra. In un’epoca in cui l’autonarrazione del vissuto quotidiano non è una pratica comune, e la morale esige una condotta irreprensibile, Pepys rivela con disarmante candore le proprie debolezze e le proprie passioni per il vino, il teatro e le donne. Il diario copre un periodo di dieci anni e si interrompe solo quando, per problemi alla vista, il suo autore non è più in grado di scrivere autonomamente. Alla morte di Pepys le memorie restano nella biblioteca di famiglia: sei volumi finemente rilegati e redatti in codice stenografico. Pubblicato per la prima volta nel 1825, il testo è oggi considerato un’eccezionale fonte storica, un capolavoro del genere autobiografico e soprattutto un palpitante documento umano. La presente edizione, concisa ma esauriente, è introdotta da un testo di Robert L. Stevenson.