La celeberrima spedizione dell'Endurance di Shackleton raccontata da un punto di vista inedito
Nel gennaio 1914 il capitano Frank Wild si imbarcò come secondo sulla nave Endurance, insieme al comandante Ernest Shackleton e ventisei uomini di equipaggio per un «viaggio alla fine della Terra», ovvero per attraversare le regioni antartiche fino a raggiungere il Polo Sud. Ma, come è noto, l’Endurance restò stritolata dai ghiacci, e l’equipaggio si inoltrò a piedi verso nord nel pack per tre lunghi mesi, approdando su un’isola sconosciuta dove nessuno mai li avrebbe potuti trovare. Shackleton con una scialuppa e alcuni uomini andò a cercare aiuto, lasciando ventidue marinai sotto il comando di Wild, in un inverno artico buio e gelido: praticamente la peggiore prigione sulla faccia della Terra. E se l’impresa di Shackleton - che con un cronometro e un sestante navigò per 1600 chilometri fino a trovare un villaggio e a organizzare una spedizione di soccorso - è giustamente ritenuta eroica, altrettanto lo è stata quella di Wild, che seppe garantire la sopravvivenza di tutti gli uomini e mantenere l’ordine in una situazione assolutamente disperata.