I fanciulli dietro alle porte, nuovo libro di Rosita Copioli, è un poema esoterico, un canzoniere d’amore, un violento epos del femminile - sebbene guardi all’androgino - che intreccia mito e storia recente, e consegna molte chiavi per capire il nostro tempo, al confine tra conoscenza e profezia. Un libro-universo dall’enorme respiro, in cui l’autrice porta al più alto grado temi e registri esplorati fin dall’esordio, quando nel 1979 Splendida Lumina Solis le valse il Premio Viareggio Opera Prima. Salutata da Pietro Citati come «la più intensa e ricca poetessa italiana di oggi», Copioli ha l’audacia di inaugurare un passo decisamente nuovo: una pronuncia che scardina e condensa, che nel plurilinguismo intesse sapienza classica e sperimentazione. Protagonista è il desiderio che muove il cuore umano con le stesse pulsioni della natura, all’inseguimento del Tutto: l’infinito spavento di Platone e di Leopardi. Dodici quadri lo inscenano nel seme del fuoco e dell’eros, nelle tre figure di Prometeo, Lucifero, san Francesco, nella storia dei conflitti in Jugoslavia e nell’archetipo delle Amazzoni, in una Romagna ancestrale di riti, Vangeli e anarchia, come attraverso le teorie della fisica e dello “spaziotempo”. Copioli vi osserva la prima cifra del mistero, la cosmologia amorosa delle ambivalenze, il volto in cui il dolore coesiste con la gioia. Echi dei Sufi si intrecciano a Emily Dickinson e a Goethe, nuovi miti fioriscono dal vissuto come visioni e presenze, ciò che appare agli occhi del lettore è un arazzo vivido nel rovescio segreto che una mano invisibile ha annodato.