L’attuale visione che l’uomo ha di sé è caratterizzata da una profonda ambivalenza: da un lato, è convinto di avere il potere divino di creare l’intelligenza artificiale o persino la coscienza; dall’altro crede sempre più nella superiorità delle sue macchine antropomorfe. La struttura narcisistica che l’uomo premoderno articolava in rapporto a Dio trova oggi un nuovo “Tu” con cui dialogare: la macchina intelligente. Una deriva “tecnoreligiosa” che fa perdere il contatto con la realtà, alterando la nostra relazione con gli altri e col vivente. È dunque necessario elaborare una nuova concezione dell’umano, ovvero un umanesimo dell’incarnazione, dell’intercorporeità e della convivialità.