Ibridazione, incrocio di generi e la più ampia, sperimentale libertà espressiva sono i caratteri essenziali di quello che potrebbe definirsi un "libro-ornitorinco", usando un termine coniato dal musicista Carlo Boccadoro per la terza raccolta poetica di Valerio Magrelli.
L'occasione è l'impatto con dodici luoghi esplorati in un breve soggiorno londinese, cui segue un'accesa discussione politica (sotto forma di dialogo tra le figure immaginarie di Machiavelli e del Tenerissimo) sulle "magnifiche" sorti italiane, dalla disoccupazione giovanile alla fuga dei cervelli.
Dopo le invettive, una scommessa: raccontare la "storia sentimentale" di un restauro, per l'esattezza quello di un dipinto del Settecento, visto attraverso le mail della sorella dell'autore, restauratrice, e di uno storico dell'arte, chiamati a illustrare il processo tecnico cui sottoporre la tela. Il tutto grazie a otto sonetti di Magrelli, quattro dei quali composti in inglese.
Una piccola traduzione da Adam Elgar chiude questo volume di essenze e sostanze solo in apparenza diverse.