Chi mi guarda dallo specchio mentre mi guardo allo specchio? Chi è quel signore che avanza l'inammissibile pretesa di essere me? Da tali interrogativi, Valéry prende le mosse per una ricerca che lo occuperà tutta la vita, nei versi, nelle prose e nelle migliaia di pagine dei suoi quaderni. Il tema dello sguardo si innerva infatti su una più vasta indagine circa le procedure della rappresentazione identitaria. Per affrontarla, e per ricostruire questa incessante domanda sullo statuto del soggetto, lo studio di Magrelli esamina tre modalità della visione, così come esse si configurano attraverso lo schermo del vetro, l'azione dello specchio e lo spazio del ritratto fotografico. In tal modo, seguendo la vertiginosa serie di variazioni cui è sottoposto il mito di Narciso e la nozione di «vedersi vedersi», l'opera dello scrittore francese, profondamente radicata nella psicofisiologia ottocentesca, giunge a rivelare sorprendenti aperture verso la filosofia e la psicanalisi, la neurobiologia e la cibernetica, la psicologia e la zoosemiotica cognitive, confermandosi come un punto di riferimento imprescindibile nel panorama novecentesco.